lunedì 4 maggio 2009
La psicologia dell'amore
La psicologia dell'amore
L’amore è una tematica da sempre al centro dell’attenzione dell’uomo e quindi anche oggetto di interesse della psicologia.
Ma cos’è l’amore? A volte capita di essere confusi al riguardo e chiederci, ad esempio, se proviamo amore o solo attrazione, se siamo veramente innamorati del nostro partner o “è solo un’abitudine”, oppure può capitare di sentirci soggiogati in un rapporto che più che amore è diventato ossessione e sofferenza, o in altri casi ancora, la relazione è un campo di battaglia e la rabbia sembra costituire il legame più forte.
Per comprendere cos’è l’amore prima di tutto è importante distinguerlo dall’innamoramento. Quando siamo innamorati presentiamo uno stato di coscienza alterato: idealizziamo l’altro, siamo euforici, ci batte forte il cuore quando siamo con lui o lei. Quando queste sensazioni finiscono non è detto che l’amore sia finito, forse siamo passati ad una fase dell’amore più matura.
La coppia attraversa diverse fasi: durante la prima fase, che corrisponde all’innamoramento, la coppia vive un momento di simbiosi, di forte dipendenza, in cui l’idealizzazione dell’altro è estrema, si pensa a lui come l’anima gemella, l’oggetto che può soddisfare ogni proprio desiderio e per il quale si “perde la testa”; successivamente segue un periodo di disillusione, caratterizzato dalla tristezza e dalla rabbia, nata dalla scoperta della diversità dell’altro. In questa fase iniziano i primi sintomi di incompatibilità, possono sopraggiungere crisi d’ansia, si comincia a pensare all’esigenza di creare una giusta distanza. Una buona elaborazione del conflitto presente in questa fase permette di passare a quella successiva, la fase dell’indipendenza, in cui la coppia sente l’esigenza di uscire dal nucleo a due e di esplorare l’esterno. E’ il periodo più problematico nel ciclo della coppia e quello più a rischio di rottura in quanto possono verificarsi tradimenti. Se questa fase viene superata si passa all’ultima fase, quella dell’interdipendenza, in cui il partner viene accettato nella sua imperfezione e avviene un riavvicinamento che può permettere il riaccendersi del desiderio.
Al di là di queste fasi, valide generalmente per tutte le coppie, la complessità della vita amorosa è legata a numerose variabili: la vita adulta è frutto delle esperienze primordiali, delle relazioni genitoriali e delle relazioni importanti che si incontrano crescendo, del rapporto che si ha con se stessi e con il proprio corpo, del grado di autostima e di accettazione del proprio essere e della propensione ad affidarsi all’interno di una relazione.
Molti disturbi dello spettro ansioso-depressivo nascono all’interno della storia famigliare e si rendono evidenti soprattutto nella relazione di coppia.
Spesso bisogni di dipendenza non adeguatamente colmati durante l’infanzia, possono estrinsecarsi nel bisogno coatto di protezione e di attaccamento simbiotico nella vita adulta. Tipico esempio di ciò lo ritroviamo nell’ossessione d’amore, in cui l’altro, spesso sfuggente, diventa il nostro salvatore, la droga da cui dipende la nostra felicità, per cui arriviamo ad annullarci. Tale situazione indica una difficoltà a volersi bene, a prendersi cura di sé e la delega all’altro della responsabilità del nostro benessere. Ciò può sfociare anche nella gelosia patologica che rivela una profonda insicurezza, il bisogno continuo di controllare e possedere l’altro, il quale diventa una nostra proprietà.
Un altro esempio è il “dongiovannismo”, espressione di una personalità fragile, tesa incessantemente alla ricerca di conferme, da cui la necessità di mettere in atto un comportamento seduttivo, finalizzato alla conquista stessa più che al contatto autentico con l’altro. Alla base di questo comportamento vi sono carenze narcisistiche che non permettono il riconoscimento dell’altro: il partner funge da conferma della propria autostima (lo specchio di narciso). La vita affettiva è fatta di rapporti superficiali, gratificanti al momento ma che pesano se durano troppo a lungo, quasi un terrore dell’intimità, una vera difficoltà ad instaurare un rapporto profondo, di vero amore con un’altra persona.
Altro esempio di frequente osservazione è dato dalla personalità isterica, in cui l’insicurezza diventa desiderio di centralità nelle relazioni. Anche qui la superficialità della vita affettiva è legata al desiderio di possedere l’altro, di essere al centro dell’attenzione e al timore, in ogni istante, di perdere il potere di controllo della relazione.
L’amore e la sessualità sono dimensioni profonde dell’essere umano e la loro importanza nell’equilibrio soggettivo è ampiamente provata; molte sofferenze e forme di disagio psicologico nascono proprio dall’incapacità di gestire le relazioni amorose in modo adeguato. Esiste quindi una psicologia dell’intimità ancora poco conosciuta e strettamente legata alle caratteristiche di personalità dei partner, in cui un ruolo fondamentale è giocato dal loro livello di dipendenza-indipendenza. Una eccessiva dipendenza può essere fonte di disagio in quanto può creare una confusione di ruoli ed una riduzione dell’autonomia del singolo, può limitare la creatività e generare frustrazione, così come un’eccessiva indipendenza può causare problemi e portare alla rottura; l’interdipendenza invece, ossia la dipendenza reciproca nel rispetto delle sfere di autonomia, è un collante efficace per la coppia, che consente di conciliare i bisogni di sostegno e condivisione con quelli di autonomia ed esplorazione.
Le riflessioni proposte invitano a riflettere per diventare più sensibili a quei campanelli d’allarme che possono aiutare ad individuare precocemente segnali di disagio o di sofferenza, per favorire una maggiore consapevolezza rispetto alla propria vita affettiva.
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